One Billion Rising 2015: Revolution

Anche quest’anno, l’associazione nazionale D.i.Re Donne in Rete contro la violenza aderisce e promuove One Billion Rising, il flash mob mondiale ideato da Eve Ensler, scrittrice e autrice de I monologhi della vagina. Nel 1998, Ensler scelse la giornata del 14 febbraio per celebrare il V-Day, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza maschile contro le donne. Negli ultimi due anni, la giornata di lotta è diventata una danza globale sulle note di Break the Chaian. In tutto il mondo, milioni di donne e uomini hanno danzato nelle piazze, nelle strade, nei centri commerciali, nei luoghi di lavoro e nelle scuole per dire basta alla violenza contro le donne


Nel 2014 abbiamo chiesto giustizia per ogni donna e, quest’anno, chiediamo un vero cambiamento, una RIVOLUZIONE. Come ha detto Eve Ensler, la rivoluzione inizia nel nostro corpo e non può aspettare più, non ha bisogno di approvazione. Anche noi saremo in piazza per danzare in ogni città italiana dove opera un Centro antiviolenza di D.i.Re. Anche noi saremmo in piazza per ricordare che nel nostro Paese, oltre che nel mondo, vogliamo una rivoluzione, un cambiamento.

La mia rivoluzione inizia nel corpo

Non aspetta più

La mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione o permesso

Avviene perché deve avvenire in ogni quartiere, villaggio, città o cittadina

nei raduni delle tribù, tra i compagni di studio, tra le donne al mercato, sull’autobus

Può essere graduale e morbida

Può essere spontanea e rumorosa

Potrebbe già stare avvenendo

La puoi trovare nel tuo armadio, nei tuoi cassetti, nel tuo stomaco,

nelle tue gambe, nel moltiplicarsi delle tue cellule,

nella nuda bocca di capezzoli turgidi e seni prorompenti

La mia rivoluzione cresce al ritmo del fremito insaziabile tra le mie gambe

La mia rivoluzione è disposta a morire per questo

La mia rivoluzione è pronta a vivere in grande

La mia rivoluzione sta rovesciando quello stato

Mentale chiamato patriarcato

La mia rivoluzione non avrà una coreografia anche se comincerà con alcuni passi familiari.

La mia rivoluzione non è violenta ma non ha paura di rischiare forti dimostrazioni di resistenza

che potrebbero farla scivolare in qualcosa di nuovo

La mia rivoluzione è in questo corpo

In questi fianchi atrofizzati dalla misoginia

In questa mandibola messa a tacere dalla fame e dall’atrocità

La mia rivoluzione è connessione, non consumo

Passione, non profitto

Orgasmo, non proprietà

La mia rivoluzione è della terra e verrà da lei

Per lei, grazie a lei

Capisce che ogni volta che perforiamo o trivelliamo

O bruciamo o violiamo gli strati della sua sacralità

violiamo l’anima del nostro futuro

La mia rivoluzione non si vergogna di spingere il mio corpo giù

Sul suo suolo fangoso davanti a Baniani, Cipressi, Pini, Kalyaan, Querce, Castagni, Gelsi, Sequoie, Sicomori

Di chinarsi senza vergogna a uccelli giallo fosforescente

e tramonti rosa e blu, a buganvillee viola da far scoppiare il cuore e mari verde acqua

La mia rivoluzione bacia volentieri i piedi di madri e infermiere e cameriere e donne delle pulizie e bambinaie

E guaritrici e tutte coloro che sono vita e danno vita

La mia rivoluzione è in ginocchio

Sulle mie ginocchia davanti ad ogni cosa sacra

E a coloro che portano fardelli creati dall’impero dentro e sulle proprie teste e sulle propie schiene e

Nei propri cuori

La mia rivoluzione richiede abbandono

Si aspetta l’originale

Si affida a piantagrane, anarchici, poeti, sciamani, veggenti, esploratori del sesso

Prestigiatori, viaggiatori mistici, funamboli e coloro che vanno troppo lontano e sentono troppo,

La mia rivoluzione arriva inaspettatamente

Non è ingenua ma crede nei miracoli

Non può essere classificata, definita, marchiata

O perfino collocata

Offre profezie non ricette

E’ determinata da mistero e gioia estatica

Richiede ascolto

Non è centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando

Avviene gradualmente e tutta a un tratto

Avviene dove vivi e ovunque

Capisce che le divisioni sono diversioni

Richiede di stare seduti immobili e fissare a fondo i miei occhi

Andare avanti


Eve Ensler


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