Preparazione alla manifestazione nazionale contro la violenza alle donne del 26 novembre Non una di meno.
Giovedì 10 novembre dalle ore 16:00 alle ore 19:00 presso la sede della Cooperativa E.V.A. a Santa Maria Capua Vetere.
Un terzo delle donne italiane, straniere e migranti, subisce violenza fisica, psicologica, sessuale, spesso fra le mura domestiche e davanti ai suoi figli. Dall’inizio dell’anno decine e decine di donne sono state uccise in Italia per mano maschile. La violenza maschile sulle donne non è un fatto privato né un’emergenza ma un fenomeno strutturale e trasversale della nostra società, un dato politico di prima grandezza che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi. Le politiche di austerity e riforme come quelle del lavoro e della scuola, in continuità con quanto accaduto negli ultimi dieci anni, non fanno altro che minare i percorsi di autonomia delle donne e approfondire le discriminazioni sociali, culturali e sessuali.
La violenza attraversa ogni aspetto dell’esistenza, controlla e addomestica i corpi e le vite delle donne: in famiglia, sui luoghi di lavoro, a scuola, all’università, per strada, di notte, di giorno, negli ospedali, sui media, sul web.
La violenza maschile sulle donne può essere affrontata solo con un cambiamento culturale radicale, come ci hanno insegnato l’esperienza e la pratica del movimento delle donne e dei Centri Antiviolenza, che da trent’anni resistono a ogni tentativo delle istituzioni di trasformarli in servizi di accoglienza neutri, negando la loro natura politica e di cambiamento.
Adesso basta! è il grido che si alza da più parti nel mondo.
In Polonia, in Argentina, in Spagna gli scioperi e le proteste delle donne che si ribellano alla violenza e al femminicidio e lottano per l’autodeterminazione femminile hanno paralizzato interi paesi. I corpi delle donne invadono le strade, costruiscono ponti e narrazioni comuni da una parte all’altra del mondo. La mobilitazione dilaga ben al di là dei confini nazionali e porta alla ribalta la potenza politica delle donne.
Anche a Roma lo scorso 8 ottobre, dopo mesi di mobilitazione, un’assemblea affollata da centinaia di donne ha deciso di scendere in piazza, di riprendere parola di fronte alla strage di donne e alle tante forme di quotidiana violenza.
Questa lotta appartiene a tutte, cancella i confini e non conosce geografie. Va in tal senso rispedita al mittente qualsiasi strumentalizzazione razzista che tenti di ridurre la violenza a un problema di ordine pubblico. Con la stessa forza va denunciata ogni forma di violenza contro lesbiche e transessuali, tesa a imporre un modello eteronormato di società non rispondente né alla realtà né ai desideri delle persone. Se toccano una toccano tutte!
Per queste ragioni il prossimo 26 novembre, in corrispondenza con la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, scenderemo in piazza a Roma da tutta Italia dietro lo striscione comune con lo slogan Non Una di Meno!, per una grande manifestazione delle donne aperta a tutt* coloro che riconoscono nella fine della violenza maschile una priorità nel processo di trasformazione dell’esistente.
Il corteo partirà da piazza della Repubblica alle 14, attraverserà le vie del centro di Roma toccando alcuni luoghi simbolici, e terminerà in Piazza San Giovanni. Non saranno accettati all’interno del corteo bandiere, slogan, striscioni istituzionali di organizzazioni di partito e sindacali. L’obiettivo sarà al contrario di articolare, diffondere e comunicare, nel modo più efficace possibile, i contenuti e le parole d’ordine emersi nella costruzione condivisa a livello nazionale e territoriale della mobilitazione. A questo scopo, il blog https://nonunadimeno.wordpress.com/ si mette a disposizione come spazio di confronto e di condivisione di materiali comunicativi e contributi di approfondimento in vista del 26 novembre.
Consideriamo il 26 la prima tappa di un percorso capace di proporre un Piano Femminista contro la violenza maschile e una grande mobilitazione che affermi e allarghi l’autodeterminazione femminile.
È quindi convocata per il 27 novembre dalle 10, nella scuola elementare Federico Di Donato (via Nino Bixio 83), una nuova l’assemblea nazionale, articolata per tavoli tematici, definiti nel corso dell’assemblea dell’8 ottobre, e che si concluderà con una plenaria in cui discutere di come dare continuità e respiro al percorso di elaborazione,di confronto e proposta.
#NonUnaDiMeno!
Al via le iscrizioni al percorso di formazione e consapevolezza per operatrici di contrasto alla violenza maschile contro le donne 2016.
Per partecipare è necessario compilare la scheda ed inviarla entro il 09/10/2016 via mail alla segreteria organizzativa all'indirizzo coopeva@tin.it specificando nell'oggetto “iscrizione formazione” al fine di essere contattate per la selezione.
Lunedì 19 settembre l’Arena di Verona ospita “Amiche in Arena”, un concerto evento già sold out in prevendita, che vedrà sul palco Loredana Bertè, Fiorella Mannoia e molte altre grandi artiste, tutte unite contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
Amiche in Arena sosterrà i Centri Antiviolenza, in collaborazione con D.i.Re. I 75 centri aderenti a D.i.Re sono gratuiti, per lo più autofinanziati e attivi su tutto il territorio nazionale. Operano da anni grazie all’impegno di molte volontarie e consulenti di accoglienza professioniste. Accolgono donne che subiscono violenza maschile anche ospitandole per allontanare dal pericolo. La situazione di molti Centri è ad alto rischio di sopravvivenza per le gravi difficoltà economiche e la mancanza di risorse: molti stanno drammaticamente lottando per restare aperti.
Il concerto del 19 settembre sarà uno show da non perdere, in cui le più belle voci femminili della musica italiana si esibiranno sulle note dei successi di Loredana Bertè – che ha voluto festeggiare così i suoi 40 anni di carriera, sul palco con le donne e per le donne – e molte altre canzoni. La direzione artistica dell’evento è affidata a Fiorella Mannoia.
All’evento parteciperanno Alessandra Amoroso, Elisa, Emma, Irene Grandi, Gianna Nannini, Noemi, Paola Turci, Nina Zilli, Elodie, Antonella Lo Coco, Bianca Atzei, Aida Cooper che si avvicenderanno sul palco dell’Arena con le padrone di casa Loredana Bertè e Fiorella Mannoia. Tutte insieme per una causa che non può più aspettare.
NON SOLO #FERTLITY DAY
UN "ALTRO" MANIFESTO PER LA SALUTE DELLE DONNE
LANCIO CAMPAGNA "GUARDIANE DELLA TERRA"
14 SETTEMBRE ORE 11.00
Allarmate per la situazione di grave contaminazione diffusa in tutto il paese e per le conseguenze sanitarie pagate in primo luogo da donne e minori siamo convinte che il ruolo della cittadinanza possa e debba essere dirimente nell'orientare le politiche pubbliche e nell'incalzare stampa e istituzioni ad un deciso cambio di passo nelle politiche a tutela della salute femminile, riproduttiva, neonatale e infantile.
Mentre cresce l’indignazione generale sul susseguirsi incessante dei femminicidi e in tanti prendono la parola su come e quando intervenire per prevenire e contrastare la violenza di genere, qualcuno mette in campo gesti concreti di solidarietà per sostenere i Centri antiviolenza e le iniziative per le donne.
Il 23 Luglio, al locale “C’era una volta in America” a Caserta, sarà organizzata una serata di sensibilizzazione sul tema in collaborazione con la Cooperativa Sociale E.V.A. che gestisce Centri antiviolenza e Case per donne maltrattate. L’obiettivo è quello di raccogliere donazioni, ma soprattutto diffondere informazioni utili su come è possibile chiedere aiuto.
Diverse le opportunità per essere solidali: sarà possibile acquistare i prodotti de “Le Ghiottonerie di Casa Lorena” impresa nata per sostenere i percorsi di autonomia delle donne vittime di violenza di genere e per accompagnarle nel reinserimento nel mondo del lavoro. I prodotti sono realizzati nell'ambito delle attività di "Lorena casa delle donne contro la violenza" gestita dalla Cooperativa E.V.A. in un bene sottratto alla camorra a Casal di Principe. Contemporaneamente si potrà contribuire direttamente ai progetti di sostegno economico alle donne vittime di violenza ed dei loro bambini ordinando durante la cena il piatto solidale.
Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/events/1774937482788686/
Avvertiamo tutte con assoluta chiarezza la morsa di un attacco subdolo e feroce alla nostra autodeterminazione e all’inviolabilità dei nostri corpi.
La rappresentazione ufficiale magnifica la parità raggiunta, le contraddizioni risolte, la presenza nelle istituzioni, la libertà sessuale, la maternità come scelta. Invece noi rischiamo la vita e la perdiamo con impressionante frequenza nelle relazioni con uomini violenti, dentro e fuori le nostre case e sperimentiamo la discriminazione nell’accesso e nella permanenza sul mercato del lavoro, l’inferiorità di salari e pensioni, il lavoro di cura iniquamente distribuito, non visto, non valorizzato né riconosciuto.
I diritti conquistati con lunghe e durissime lotte sono a repentaglio, tutti. La legge 194 che garantisce l’aborto libero, gratuito e sicuro è disattesa, svuotata, trasgredita in quasi tutto il nostro paese. Le legge che punisce la violenza sessuale come grave reato contro la persona è troppe volte calpestata nei commissariati e nei tribunali mettendoci sotto accusa al posto degli stupratori e degli assassini.
Nella consapevolezza generale non è passato il fatto che la violenza maschile – quella espressa dall’uomo qualunque che sfrutta, picchia, perseguita, stupra, uccide – fa emergere un dato strutturale e pervasivo della società, e non è il frutto della follia ma di un sistema. La rappresentazione della violenza affidata agli “esperti”, criminologi, avvocati, psicoterapeuti assicura una lettura opposta e neutra, che prescinde dall’analisi femminista, quella stessa che sostiene il metodo dei Centri antiviolenza, nati dal movimento delle donne.
Siamo davanti a un tentativo di svalutazione della storia, delle esperienze e delle pratiche del femminismo. Non per caso i Centri sono sempre più in difficoltà, e chiudono in molte città. L’intento, diventato palese con la pubblicazione del Piano Nazionale Antiviolenza, ora si concretizza con l’azzeramento delle condizioni di sostenibilità. Le misure di questo Governo contro la violenza, al di là della finta indignazione per i femminicidi, sono frammentate, scarsamente finanziate e improntate a emergenza, sicurezza, ordine pubblico. In alternativa a questo si mira ad istituzionalizzare i Centri antiviolenza, svuotandoli di senso, azzerandone metodo specifico e dimensione politica.
La complessità, l’ampiezza la gravità della violenza esercitata sulle donne è arrivata a un punto tale che i fondamenti della cittadinanza e dei diritti umani sono messi in discussione e violati. Mentre lottiamo per noi stesse sappiamo bene che il fronte è grande quanto il mondo: perché con immenso dolore e furente indignazione vediamo le nostre sorelle, donne come noi, con figli come i nostri, che affogano nel Mediterraneo cercando scampo dalla guerra, dalla dittatura, dal fondamentalismo e dal terrorismo. Quelle che arrivano vive, sovente, sono sopravvissute a prigione, torture, stupri, schiavitù sessuale, abusi di ogni genere. Nell’ipotesi migliore trovano centri di accoglienza e di transito invece di case tranquille e di cure, si scontrano con controlli e polizia invece di incontrare l’azione sapiente e familiare di altre donne che saprebbero come aiutare e sostenere.
Per questo, per tutto questo, dobbiamo costruire un nuovo modo di stare al mondo creando e rafforzando alleanze, conquistando nuovi spazi pubblici e politici. E’ il momento buono per ascoltare le nostre diverse anime e riconoscerle come una ricchezza.
Per questo proponiamo a tutte un incontro nazionale a Roma, una assemblea femminista nella quale darci nuove prospettive, intervenire sulla scena politica e culturale, nella consapevolezza che siamo noi donne il “soggetto imprevisto” della storia. Con la nostra competenza e esperienza, noi possiamo rigenerare e cambiare radicalmente l’intera struttura delle sfere di potere democratico.
La rete Europea contro la violenza alle donne WAVE e le associazioni europee che ne fanno parte lanciano la campagna
Step up!
per i diritti delle donne che subiscono violenza
e dei loro figli.
In Europa una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale mentre gli Stati assicurano un limitato, e in alcuni Stati perfino inesistente, accesso ai Centri Antiviolenza. Ad oggi solo 15 su 46 stati europei hanno istituito un numero d’emergenza o una help line e mancano oltre 47 mila Centri Antiviolenza. La discriminazione è uno degli ostacoli più grandi per l’accesso delle donne ai Centri. Le minoranze etniche, le immigrate, le rifugiate, le donne prive di un titolo di soggiorno regolare, le donne diversamente abili, anziane e lesbiche sono le più discriminate. “Chiediamo alle autorità europee e ai governi nazionali di STEP UP! ovvero fare un passo nella giusta direzione e assicurare gli investimenti necessari a combattere e prevenire la violenza contro le donne”(Rosa Logar, WAVE President).
Il Consiglio d’Europa raccomanda un centro antiviolenza ogni 10.000 persone e un centro d’emergenza ogni 50.000 abitanti (Racc Ue - Expert Meeting sulla violenza contro le donne – Finlandia 8-10 novembre 1999, sugli standard dei centri, quindi in Italia dovrebbero esserci 6.068 posti letto e invece ce ne sono solo 600. Le richieste di tante donne restano senza risposta, nonostante molte di esse siano a rischio di vita.
The WAVE Network e D.i.Re chiedono all’Europa e al Governo italiano di riconoscere che i Centri Antiviolenza non sono servizi generici né luoghi qualunque. Ascoltare, accogliere, mettersi in relazione con altre donne che subiscono violenza è una pratica quotidiana, una metodologia basata sull’empowerment e sulla relazione tra donne, un percorso da fare insieme in un luogo di libertà. Nei Centri Antiviolenza le donne non sono mai considerate “vittime”, come accade invece nelle comunità per “mamme e bambini” di ispirazione religiosa che cercano di farsi largo in Italia, di accreditarsi presso le istituzioni e di sostituirsi ai Centri Antiviolenza nati dalla pratica femminista. Noi sappiamo che le donne hanno risorse, intelligenza, capacità che la violenza vuole distruggere, ma noi riteniamo che siano il fulcro del loro percorso e del nostro accompagnamento, così come la garanzia dell’anonimato e la tutela della privacy, da noi sempre garantite e che oggi sono minacciate da leggi regionali e pratiche di ordine pubblico. Ma non c’è possibilità di autentica uscita dalla violenza senza il rispetto della scelte delle donne, il riconoscimento della loro dignità e la valorizzazione delle loro risorse.
Noi chiediamo
una mappatura dei Centri Antiviolenza sul territorio nazionale sulla base di riconoscimento esplicito della natura, degli obiettivi e della pratica politica di questi luoghi.
che i centri Antiviolenza siano finanziati in modo stabile, con cifre adeguate, anno dopo anno, mettendo fine alla discrezionalità delle Regioni che lasciano molti Centri senza risorse.
che sia messa in atto una politica di prevenzione: educazione fin dalle scuole dell’obbligo, informazione, campagne culturali, impegno in prima persona della televisione pubblica, dei media, dei leader politici e degli intellettuali.
La violenza contro le donne resta la più diffusa violazione di diritti umani e può essere fatale. Si stima che nel 2012 i femminicidi compiuti da un membro della famiglia o dal partner sono stati il 47 per cento degli omicidi in Europa. Questa violenza viene condannata ufficialmente ma in realtà tacitamente viene tollerata, e le donne subiscono violenza ripetutamente. I costi di questa violenza riguardano tutti noi, la violenza contro le donne ha un forte impatto sulla indipendenza economica delle donne, un’enorme ripercussione sull’economia mondiale.
Noi invitamo le imprese e la filantropia italiana a fare investimenti per sostenere i Centri Antiviolenza.
Noi invitiamo tutte tutti, ciascuna e ciascuno di voi a partecipare alla Campagna STEP UP!
For more information or to support the Step up! Campaign, please contact communication person at the organisation or contact the WAVE Office in Vienna - office@wave-network.org, +43 1 548 27 20
Contact in the WAVE office: Rosa Logar, rosa.logar@interventionsstelle-wien.ator Maria Rösslhumer, maria.roesslhumer@wave-network.org
We call on the media to support the campaign by promoting the video message of the NGOs in Europe available here: https://www.youtube.com/watch?v=lvcu2lZgpNE
To find out more about the campaign, go to: www.wave-network.org
European Union Fundamental Rights Agency (FRA). 2014. Violence against women – an EU-wide survey.
Available at: http://fra.europa.eu/en/publication/2014/violence-against-women-eu-wide-survey-main-results-report
Gracia, E. and Lila, M. 2015. Attitudes towards violence against women in the EU. Available at: http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/files/documents/151125_attitudes_enege_report_en.pdf
United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC). 2013. Global study on homicide – trends, contexts, data.
Available at: https://www.unodc.org/documents/gsh/pdfs/2014_GLOBAL_HOMICIDE_BOOK_web.pdf
L’omertà, il silenzio collusivo, l’assuefazione al sistema clientelare, la minimizzazione mascherata dal garantismo delle contiguità emerse con chiarezza tra politica e criminalità organizzata, rappresentano, al pari del vivere in un territorio senza opportunità e senza possibilità di sviluppo, il terreno di coltura nel quale le mafie si generano e si riproducono.
A partire da queste convinzioni come cittadine e cittadini di S. Maria C.V. dopo l’arresto dell’ex sindaco e di un funzionario comunale per turbativa d’asta e l’attivazione dell’indagine sul presidente del PD in Campania per concorso esterno in associazione mafiosa, riteniamo sia doveroso richiamare l’attenzione collettiva su quanto è accaduto nel nostro territorio facendo appello al senso di responsabilità di tutti. E’ evidente che questa vicenda territoriale va ben oltre la terra dei fuochi e possa mettere in difficoltà i vertici del partito di governo.
Tante volte ci siamo chiesti come fosse possibile eleggere a sindaco un uomo così compromesso per la sua storia familiare e come fosse possibile che potesse disporre come amministratore pubblico della gestione dei beni confiscati a suo padre. Certo non ci saremmo aspettati che per la ristrutturazione di uno di quei beni attivasse una nuova rete di appalti e mazzette e che, proprio come suo padre, per le sue manovre si servisse di noti e alti esponenti della politica regionale. Lo schema è sempre lo stesso, pacchetti di voti in cambio di sostegno per acquisire potere e risorse, gestire appalti, incassare tangenti. Nel comunicato stampa diffuso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli si legge che le indagini dalle quali è scaturito il provvedimento restrittivo “hanno fatto luce sulla gestione degli appalti da parte del comune di Santa Maria Capua Vetere, evidenziando i legami del pro tempore sindaco Di Muro Biagio e di altri esponenti apicali di detta amministrazione comunale con il clan dei casalesi con specifico riguardo alla fazione capeggiata dalla famiglia di Michele Zagaria”.
Ci chiediamo quindi come possa essere possibile portare avanti in questo scenario una campagna elettorale serena ed equilibrata considerando che ancora molta luce deve essere fatta nella gestione della macchina amministrativa e che in molte liste di diversi schieramenti saranno presenti inevitabilmente persone vicine al vecchio sistema politico- clientelare pronte a riproporlo. Il rischio è che il livello di tolleranza si sia alzato al punto che tutto venga considerato come inevitabile. Tirarsi fuori non basta, bisogna cominciare a pensarsi protagonisti rivendicando il diritto di fare politica fuori da queste dinamiche.
Abbiamo chiesto al Prefetto di Caserta, nell’attesa che la magistratura continui a fare chiarezza, di nominare con la massima urgenza una Commissione di Accesso per il comune di S. Maria C.V e di intervenire perchéqueste elezioni non si tengano.
Facciamo appello ora alla società civile, al mondo dell’associazionismo, del Terzo settore, del sindacato, a tutti coloro che da parlamentari, da amministratori, cittadini attivi e consapevoli vogliono condividere la nostra battaglia di legalità per sostenerci in questa richiesta e sottoscrivere il nostro appello.
Confronto aperto tra gli studenti del laboratorio di vittimologia e le operatrici di Dialogando. Nell'ambito delle sinergie tra la Cooperativa EVA ed il Dipartimento di Psicologia della SUN, la realizzazione di un incontro a cura della professoressa Amalia Rodontini con gli studenti del laboratorio di vittimologia del Corso di Laurea magistrale in “Psicologia Applicata ai Contesti istituzionali”. La visita tecnica al centro antiviolenza finalizzata alla conoscenza delle prassi e delle metodologie operative, e ai principali strumenti applicativi nell'intervento con le vittime è diventata occasione di un animato dibattito e confronto tra interesse professionale e passione politica.
Il film inglese racconta la storia delle attiviste del movimento a favore del suffragio elettorale alle donne nella Londra degli inizi del secolo scorso. Sinonimo di resistenza, speranza e rivoluzione, Suffragette racconta gli anni caldi della lotta per l’emancipazione femminile, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
D.i.Re, attraverso la rete territoriale dei Centri antiviolenza, sarà presente davanti le sale cinematografiche delle città dove il film sarà proiettato per ribadire che la lotta per i diritti delle donne non è finita. In Italia si rischia di tornare indietro in quanto molte conquiste delle donne, ottenute con anni di lotte, stanno per essere cancellati nel silenzio. Le politiche di genere in Italia sono innegabilmente paralizzate. Cresce la cultura della discriminazione e del sessismo e si restringono ulteriormente gli spazi di autodeterminazione e di libertà delle donne. Ecco l’attualità della lotta delle suffragette, che interrompevano le comunicazioni tagliando i fili del telegrafo, facendo saltare in aria le cassette della posta.
Never Surrender, Never Give Up The Fight #Suffragette
I fatti di Colonia impongono una seria riflessione su più fronti, aperta alla complessità e capace di considerare le diverse intersezioni che rendono quanto avvenuto nella città tedesca un evento particolarmente significativo. Ancora una volta, nel momento di grande crisi economica e sociale che attraversa l'Europa è il corpo delle donne a diventare teatro di scontro, oggetto di contesa tra diverse appropriazioni e occasione per promuovere l’avanzamento di ipocrite politiche securitarie. Se da una parte assistiamo ad un grave tentativo di compressione delle libertà femminili, dall'altro constatiamo l'utilizzo strumentale di quanto accaduto da parte di coloro che caldeggiano posizioni politiche tutte spostate sulla paura e l'esclusione “dell'altro da sé, in un'ottica di mancata accoglienza e chiusura di frontiere. Quindi per quanto sia ineludibile una ferma condanna delle aggressioni sessuali, è altrettanto ineludibile la necessità di riflettere sull'atteggiamento paternalistico e patriarcale di quanti in una finta ottica di “tutela e protezione” trasformano le donne da soggetti di diritto in “beni” da difendere. Attacco e Protezione appaiono dunque ai nostri occhi atteggiamenti parimenti sessisti che delimitano gli spazi di pensiero e movimento delle donne. L'assemblea che promuoviamo si pone come un luogo aperto al confronto per tutte/i coloro che sentono il bisogno di guardare a quanto accaduto con una visione aperta e lontana da quello che è stato definito “un terribile cocktail mediatico, un cortocircuito che ha messo insieme tutto: razzismo, islamofobia, populismo sulla questione delle migrazioni, attacchi ai profughi in quanto disturbatori della quiete pubblica europea”.